mercoledì 29 gennaio 2014

I promessi lettori



A 22 anni finalmente riesco a fare una classifica dei miei tre scrittori preferiti.




Dopo aver letto vari libri (non tanti quanti ne vorrei) riesco a classificare:
al numero 3: Michael Crichton

Scrittore di "Andromeda", "Congo", "Timeline" e dei due libri di "Jurassic Park". Poco da dire per introdurlo e rappresentarlo, un genio in tutto e per tutto, pochi colpi di scena (a mio avviso) ma scrittura parecchio frenetica che non ti fa staccare gli occhi dalle parole.
Scrive bene, ha scritto tanto e ha scritto sceneggiature di E.R. medici in prima linea, ed era un grande...purtroppo sia morto.

Ah già, e poi ha la tipica faccia da scrittore






Al secondo posto c'è Philiph K. Dick

Scrittore di fantascienza con ogni libro al limite del reale/surreale.
Idee ottime e fresche che non stancano mai di essere lette, non di sicuro la lettura da affrontare per passare le serate ma per riflettere e tuffarsi nel suo mondo paranoico.
Sei mogli, dipendenze di droghe (psicofarmaci e anfetamine) e convinzione che l'FBI lo spiasse e volesse i suoi scritti non ancora pubblicati.
Scrittore di "Ma gli androidi di notte sognano pecore elettriche?" da cui è stato tratto Blade Runner,
"Scorrette lacrime, disse il poliziotto", uno dei suoi grandi libri e quello che al momento risulta essere il mio preferito "A senso inverso"



E al primo posto c'è il RE, definito così da me, dalla critica e anche dal cognome,visto che si chiama Stephen King.

Lo scrittore che adoro e che è capace di farti provare davvero dei brividi (nel "Le notti di Salem" ho chiuso il libro perchè mi faceva paura continuare).
King ti prende la testa, te la apre e comanda le tue emozioni, ti fa provare terrore, ma anche gioia, serenità e speranza.
Uno degli scrittori più proliferi di tutti i tempi, non sempre con libri all'altezza del suo nome, ma io ci passo sopra.
A parte i grandi classici "IT", "Christine" o "Pet Semetary", c'è "La zona morta" che secondo me è il suo più grande capolavoro, e al secondo posto metto "L'ombra dello scorpione".

C'è da dire che per fortuna, ha fatto lo scrittore e non il fotomodello




E pensare che alle elementari mi dicevano che leggevo poco (e non credevano a mia madre quando lei disse che non era vero e che leggevo tantissimo)...ma d'altronde, io con l'italiano ho sempre avuto un rapporto abbastanza burrascoso.

Alle superiori, durante la ricreazione, una volta mi misi a leggere "Shining" sempre di King, volevo finirlo quel maledetto libro!
La mia insegnante si avvicina "Cosa leggi?" mi chiede, e non appena glielo faccio vedere la sua espressione diventa inorridita e con fare acido mi dice "Potresti anche leggere qualcosa di migliore" e senza dire altro se ne va.

Mi sono immaginato una simpatica trasmissione da mettere in televisione.
La scena si svolgerebbe così:



La telecamera inquadra il primo piano di una professoressa di almeno cinquant'anni, vestita come se fosse appena uscita da una festa anni quaranta.
"Salve a tutti" esclama lei "Oggi, all'episodio di cucina con i classici, vi mostrerò come fare il perfetto piatto che non passa mai di moda"
Stacco, si intravede un piatto
"Stendiamo una base di Dante Alighieri contornato con un pizzico di Petrarca, riempiamo con Foscolo e mettiamolo nel forno a 250 gradi, poi prendiamo la pentola e mettiamo a scaldare Manzoni nell'acqua a temperatura ambiente, e quando comincia a diventare molle, aggiungiamoci Calvino, mi raccomando, non risparmiatevi e usatene il più possibile"
Stacco sul forno che nel frattempo suona
"Perfetto, adesso che è pronto togliamolo fuori dal forno e spostiamolo nel piatto da portata, ma prima ovviamente dev'essere insaporito tutto strizzando del D'Annunzio, una volta strizzato tutto, ci aggiungiamo del Pirandello in maniera da renderlo appetibile"
Prende i piatti e li mette in bella mostra
"ecco qui, i nostri piatti sono pronti, se poi ci mettete una grattata di Leopardi che trovate tranquillamente ovunque, se volete invece un sapore un po' particolare potete provare del Carducci, ma non tutti ce l'hanno"
Stacco sui piatti serviti in maniera molto elegante.


E il commento dei critici è "Un piatto che non può mancare nella cucina di nessuno, è indispensabile per chi vuole cucinare"

Il commento delle persone comuni è "Non è male, ma sa di vecchio, ho voglia di qualcosa che mi stupisca".







E così cominciano a farsi spazio persone come John Grisham, Jeffery Deaver, Frank Herbert, Ian Fleming, Carol O'Connell o anche semplicemente Michael Ende.
Tutti scrittori che non vengono insegnati a scuola, però comunque vendono milioni di libri e che per molte persone sono sconosciuti.......semplicemente perchè il loro approccio con la lettura è stato fare la parafrasi de "Le ultime lettere a Jacopo Ortis" o anche solo dell' "Iliade", e quindi non gliene frega niente di continuare, perchè non gli è piaciuto il primo impatto.
Ci si lamenta che i giovani non leggono? Lecito farlo, ma bisognerebbe chiedersi se la colpa è di TUTTI i giovani oppure dell'approccio sbagliato alla lettura, non per essere frainteso, trovo giusto studiare i grandi classici della letteratura italiana e capire le origini della propria lingua seguendo gli endecasillabi nelle parole di Virgilio, ma purtroppo i tempi cambiano.

I tempi cambiano
Ma gli insegnanti di italiano sono sempre vecchi




Non ho mai sentito di un professore di italiano che abbia meno di quarant'anni,e forse anche questo è il problema, i metodi di insegnamento sono gli stessi trent'anni fa, ma gli studenti a cui insegnarli no...e questo fa differenza, una GRANDE differenza.
Magari non è il metodo che è sbagliato, è che c'è bisogno di qualcosa di nuovo probabilmente, provare non solo a spiegare cosa fa Renzo a Milano, ma coinvolgere il lettore, farlo danzare con le parole, divertirsi con i luoghi del libro, far sì che i personaggi siano i suoi migliori amici...se si vuole che un ragazzo legga, bisogna trasmettergli la voglia di leggere, e non far sì che i libri siano una lezione, anche se fanno parte di essa.
Bisogna far sì che loro affrontino i libri come un divertimento e una curiosità, e non come un obbligo fatto da riassunti e brutti voti, altrimenti, si fallisce già in partenza.


Daniel Pennac scrissi nel suo libro "Come un romanzo":

"Il verbo leggere non sopporta l'imperativo avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo "amare"... il verbo "sognare"... Naturalmente si può sempre provare. Dai, forza: "Amami!" "Sogna!" "Leggi!" "Leggi! Ma insomma, leggi diamine, ti ordino di leggere!" "Sali in camera tua e leggi!" Risultato? Niente."




Già, non si può imporre ad una persona di leggere, perchè questa lo farà di controvoglia, e non appena potrà eviterà sempre di farlo, soprattutto perchè non sanno che esiste altro, non sanno che esistono centinaia di miliardi di personaggi a cui affezionarsi, con cui piangere e con i quali ridere.

Non sanno il divertimento del "Bar Sport" o la meraviglia de "Il bar sotto il mare", non conoscono la storia di montagna scritta da Mauro Corona e non sanno che in realtà Saruman muore trafitto da Legolas.
E quando gli parli di libri, ti dicono che fanno fatica ad arrivare alla fine della gazzetta dello sport.
Peccato, peccato davvero.

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