sabato 1 febbraio 2014

La realtà è il peggior videogioco di sempre



Ho ricominciato a giocare a Final Fantasy VIII, con gli sconti l'ho pagato 7€ e mi sono detto "perchè no?"

E così fra una lacrima nostalgica, e un ricordo che mi fa fare MOLTE lacrime nostalgiche, mi ritrovo a vivere in un mondo esterno al mio, un mondo che non esiste e nel quale io non vivrò mai.

E questo mi dispiace.


C'è da fare una premessa: io ADORO i videogame, mi piace giocarci, mi piace finirli e mi piace esplorarli.
Senza pregiudizio gioco agli sparatutto come DOOM o ai classici giochi a piattaforma in stile Super Mario, provo un po' di tutto, quello che mi piace lo tengo, il resto lo scarto. Credo sia normale così.

E ogni volta quando finisco un gioco ci rimango da cani.
Ogni volta che lo finisco.


Ci resto male a sapere che quel mondo che mi circondava, quella vita così diversa dalla mia non ci sarà più, e che si ritorna alla realtà quotidiana in cui si vive giorno per giorno, ora dopo ora.
Faccio anche giochi di ruolo, in stile Dungeons and Dragons per intenderci, e mi diverto ad impersonare un personaggio in un mondo pieno di fantasia nel quale bisogna prendere a calci in culo orchi, recuperare antichi tesori e, cosa più importante dire agli elfi che sono estremamente gay (basta vedere ne "Lo hobbit"), e quando finisco con quello, si inizia con un altro gioco di ruolo insieme al solito gruppo di debosciati.
Mi piace immergermi in un mondo del quale non potrò mai vivere.
Non mi piace uscirne.

Perchè?


Perchè i videogiochi sono così importanti nella mia vita? Posso immedesimarmi nei fumetti, nei libri e nei film, ma con i videogiochi è diverso.
Quando accendo il computer, cerco sempre di trovare il tempo per giocare, anche solo 20 minuti per mio piacere personale..per avere aria nuova da respirare.





Probabilmente ho conosciuto i videogiochi come alternativa alla realtà, ed è per questo che la penso così.
Da quando avevo 8 anni sono vissuto in un paese chiamato Riale, circa un migliaio di abitanti, e tutti conoscevano mio fratello perchè era la cosiddetta "Anima della festa".
Ovunque andassi la gente conosceva mio fratello e lo salutava, e io non sapevo come comportarmi..non solo per questo, ma in generale.
Da giovane ero timido e non avevo molta voglia di aprirmi, i bambini sanno essere crudeli, e come tutti, ho passato i miei problemi alle elementari (e anche alle medie) con chi mi prendeva in giro di continuo.
Purtroppo non sapevo come reagire a tutto, e quindi non facevo altro che chiudermi in me stesso ed evitare le persone vere,,,e quindi mi buttai sul Super Nintendo che avevo in casa.
Comincia ad esplorare parecchi videogiochi, e a conoscere le varie differenze fra un genere e l'altro, sapere cosa mi piaceva e cosa no, e nel frattempo invidiavo quegli eroi che guardavo e che comandavo, e mi dispiaceva non essere lì con loro.



Arrivarono, qualche anno dopo i giochi di ruolo.

Come (quasi) tutti ho affrontato un gioco di ruolo, la cosa mi è piaciuta e ho continuato, alcuni si fermano molto prima, quando smettono di avere voglia, per me è stato il contrario, anzi, ero ancora più interessato a continuare.

Nel frattempo la mia vita cresceva, e a 13 anni avevo cominciato a leggere di Jules Verne, Harry Potter, Isaac Asimov e così via, anche qui: niente di reale.


Tutta immaginazione che si andava accumulando e nella quale mi tuffavo per scappare a questo mondo che mi sembrava non mi volesse.
Le delusioni aumentavano, una persona che consideravo mia amica scoprii che mi andava a prendere in giro insieme ad altri due quando aveva tempo (tutti erano miei compagni di scuola), e questo non mi faceva venire voglia di incontrare persone nuove, tutto il contrario.
Mio fratello e mio zio si stavano cominciando a preoccupare perchè il pomeriggio non uscivo mai e la sera giocavo fino a mezzanotte....iniziando però dalle 18.

















Poi qualcosa cambiò.






Arrivarono le superiori e capì che stavo andando in un mondo nuovo con persone che non mi conoscevano, e quindi potevo lasciarmi andare.
Lo presi come un nuovo inizio, e così fu.

Incontrai persone come Manuel o Feffo e incominciai ad uscire da casa, o almeno a tenere spenta un po' di più la playstation e ad apprezzare le persone.
La vita ho cominciato ad apprezzarla davvero a 14 anni, l'andare in giro con gli amici, l'aver voglia di uscire e il parlare felicemente con altri esseri umani.....tutto questo mi era stato precluso fino ad allora.
Dovetti aspettare due anni dopo per la mia prima ragazza, e sinceramente, non ci credevo di essere riuscito a fare un cambiamento così radicale in me.

Ma il piacere dei mondi virtuali ce l'avevo ancora.
Incominciai a giocaci di meno, è vero, ma non smisi mai, anzi, il contrario.
Più andavo avanti con l'età, più avevo voglia di giochi complessi, era una sfida che potevo vincere...e a volte ce la facevo, a volte no.
Avevo giocato così tanto a Tekken 3 che sapevo l'ordine esatto di tutti i personaggi che avrei affrontato solo guardando i primi due...Tutto questo mi divertiva.

E se ci ripenso anche adesso, non ero triste nè depresso, mi piaceva stare da solo con il mio mondo.

Se poi penso ad alcuni giochi (Street Fighter per esempio), mi viene in mente un'estate pomeriggio in cui mio fratello mi insegnava come usare i vari personaggi e mia nonna con la merenda (il clichè di pane e nutella), e mi sentivo felice e libero perchè il mio mondo non era solo mio, era diventato anche il suo.

Ovviamente poi le cose cambiano, i rapporti si modificano perchè le persone crescono, e quindi non ho potuto farlo diventare parte del mio mondo in seguito, ma so che potrò contare su di lui quando vorrò o avrò bisogno, basterà semplicemente ricominciare un gioco che conosce.






Ma anche a distanza di (pochi) anni, i videogiochi continuano ad interessarmi, ci gioco e continuo ad esplorarne di nuovi.






















Perchè la realtà fa schifo




Perchè nei videogiochi, ogni problema si risolve facilmente.
In Pacman devi mangiare la pallina bianca successiva, in Super Mario devi saltare sulla prossima piattaforma, in qualunque picchiaduro devi solo sconfiggere il prossimo avversario, in un final fantasy devi completare la sottomissione sconfiggendo il cattivo, in Zelda devi recuperare l'oggetto che ti fa andare avanti con la storia.

È semplice.
Per ogni problema c'è una soluzione, ma la vita non è semplice, non sempre è così immediato, e ci ritroviamo schiacciati in difficoltà, e non sappiamo come uscirne.
Nei videogiochi sei tu il protagonista, e sai benissimo che devi solo impegnarti di più e tutto andrà per il meglio, purtroppo non è così nel mondo vero.
Ci sono problemi che esulano dalla tua volontà e soluzioni che non possono essere risolte da te.
Non sempre le cose vanno come vorremmo, ci troviamo magari davanti a dei problemi per noi irrisolvibili o la cui soluzione non dipende da noi (ad esempio: disoccupazione, problemi di soldi, problemi personali con la fidanzata, problemi con i parenti o anche soltanto problemi di salute), e quindi ci sentiamo impotenti.
Non siamo nient'altro che persone uguali a tante altri i cui problemi sono insignificanti nei confronti del mondo, se riusciremo a pagare l'affitto questo mese o se il nostro papà guarirà dalla malattia che ha, se con il nostro amico riusciremo a fare pace dopo al litigata o anche se il capo non ci licenzierà.



Purtroppo sono solo una persona come tante, ma dentro qualsiasi videogioco....sono io la persona più importante per il mondo.


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